Fumo e malattia parodontale
29 March 2020 @ 15:46
Il fumo come fattore di rischio per la salute parodontale
Dal 1950 ad oggi sono comparsi nell’ambito della letteratura internazionale una serie di lavori scientifici che hanno chiaramente identificato il fumo come fattore di rischio per la malattia parodontale. Nel 1999, l’American Academy of Periodontology ha espresso chiaramente la sua posizione evidenziando come il fumo di sigaretta sia in grado di influire sulla prevalenza e la progressione delle diverse forme di malattie parodontali. Sono state infatti osservate maggiori profondità di sondaggio, di perdita di attacco e di osso di supporto in soggetti fumatori rispetto ai non fumatori con associato un profilo microbiologico che nei soggetti fumatori era caratterizzato prevalentemente da forme parodontopatogene rispetto ai non fumatori. Inoltre la risposta a varie modalità di terapie parodontali era influenzata negativamente dalla presenza del fumo di sigaretta. Anche gli impianti dentali osteointegrati sono più colpiti da malattie peri-implanatari se associati a fumo di sigaretta.
Sulla base dei dati fin qui esaminati, il professionista del settore dentale (odontoiatra e igienista dentale) non può non sentirsi impegnato in prima persona nello stimolare il paziente fumatore nel collaborare con esso affinché questi si astenga da tale pericolosa abitudine. Tale impegno può essere facilitato illustrando al paziente i gravi effetti negativi che tale fattore è in grado di manifestare, nonché i benefici derivanti dall’abbandono di tale abitudine. Attività di counselling devono quindi essere riconosciute come strumento a propria disposizione e facenti parte del proprio armamentario terapeutico al fine di migliorare o assicurare la buona riuscita dei propri trattamenti.
Dal 1950 ad oggi sono comparsi nell’ambito della letteratura internazionale una serie di lavori scientifici che hanno chiaramente identificato il fumo come fattore di rischio per la malattia parodontale. Nel 1999, l’American Academy of Periodontology ha espresso chiaramente la sua posizione evidenziando come il fumo di sigaretta sia in grado di influire sulla prevalenza e la progressione delle diverse forme di malattie parodontali. Sono state infatti osservate maggiori profondità di sondaggio, di perdita di attacco e di osso di supporto in soggetti fumatori rispetto ai non fumatori con associato un profilo microbiologico che nei soggetti fumatori era caratterizzato prevalentemente da forme parodontopatogene rispetto ai non fumatori. Inoltre la risposta a varie modalità di terapie parodontali era influenzata negativamente dalla presenza del fumo di sigaretta. Anche gli impianti dentali osteointegrati sono più colpiti da malattie peri-implanatari se associati a fumo di sigaretta.
Sulla base dei dati fin qui esaminati, il professionista del settore dentale (odontoiatra e igienista dentale) non può non sentirsi impegnato in prima persona nello stimolare il paziente fumatore nel collaborare con esso affinché questi si astenga da tale pericolosa abitudine. Tale impegno può essere facilitato illustrando al paziente i gravi effetti negativi che tale fattore è in grado di manifestare, nonché i benefici derivanti dall’abbandono di tale abitudine. Attività di counselling devono quindi essere riconosciute come strumento a propria disposizione e facenti parte del proprio armamentario terapeutico al fine di migliorare o assicurare la buona riuscita dei propri trattamenti.